Gli Spagnoli hanno un’antichissima e pregiatissima razza di cavalli, di cui vanno molto orgogliosi, giustamente, che noi chiamiamo Andaluso e loro Pre, Pura Raza Espanola, già famosa in epoca classica, che ha contribuito a molte delle razze europee. L’Andaluso è non solo il cavallo da parata, ma anche l’agilissimo soggetto da corrida, quella a cavallo, che esalta l’equitazione, in una sorta di sublimazione della più quotidiana Doma Vaquera. A Jerez de la Frontera, provincia di Cadice, nel Sud della Spagna, dove si sono tenuti nel 2002 i Campionati del Mondo di equitazione c’ è l’allevamento di cavalli di Pre, di un ricco imprenditore da generazioni, Don Alvaro Domecq (della nota famiglia di viticultori, che produce tra l’altro i celeberrimi brandy Pedro Domeq e Fundador). Don Alvaro coniuga tre cose pregevolissime: i cavalli, il vino e i tori da corrida. Dopo aver fondato l’attuale Real Esquela Andaluza del Arte Equestre, a Jerez, Don Alvaro affidò i suoi cavalli a esperti cavalieri che scesero nell’agone olimpionico in un disciplina iperborea come il dressage, dominato da sempre dai tedeschi con cavalli tedeschi, da sovietici con cavalli tedeschi, e da un certo punto anche olandesi e qualche svedese con cavalli per tre quarti tedeschi.
Oggi in luce anche nel dressage
Quando Rafael Soto si classificò quinto alle Olimpiadi in sella ad un cavallo andaluso, il grigio Invasor, un giornalista francese si precipitò a Jerez per meglio informarsi su questo imprevisto e stupefacente successo e, al soddisfatto Domecq chiese meravigliato: “Ma scusi, Don Alvaro, non si sentiva intimorito nel presentarsi, in tanto inarrivabile consesso, e sottostare al giudizio impietoso di giudici internazionali, giustamente molto rigorosi?…” E Don Alvaro, imperturbabile: “No se preocùpe, señor. Mai nessun giudice sarà tanto severo quanto un toro da corrida”.