E’ MANCATO GIACOMO MANCUSO

Data: 19 Dicembre 2018

Era una delle figure del mondo dell’equitazione che mi avevano maggiormente colpito all’inizio della mia ormai lunga carriera di giornalista sportivo. Alto ed elegante, estroverso e brillante nella conversazione, signorile nei modi. L’avvocato Giacomo Mancuso, siciliano Doc, aveva lo studio legale in Via Pantano, a Milano, ed era abituale vederlo a bordo campo nei principali concorsi ippici: al Cil di San Siro, al Brianteo di Birago (il Club dell’imprenditore dell’acciaio ingegner Enrico Bedini), ma anche al Csio di Piazza di Siena, ai Csi di Cervia e di Palermo, e via dicendo.
Era allevatore appassionato e si era dato una “mission” che pareva impossibile: migliorere la razza del Sanfraellano, cavallo originario della sua terra, fiero e robusto ma che necessitava di altre qualità per adire i campi ostacoli con buone prospettive. Giacomo Mancuso riuscì nell’impresa, creando la Razza del Vergante -dal nome della località sopra il Lago Maggiore dove aveva installato il suo allevamento- ossia il “Sanfratellano migliorato”, così come “migliorati” erano stati anche i Maremmani del commendator Attilio Tavazzani all’Alberese, Grosseto, ossia i Cavalli Del Lasco. Se Tavazzani oltre ai figli Fausto e Aldo avana come “pilota” il numero uno del momento, nientemeno che l’oro olimpico di Monaco ’72, il leggendario Graziano Mancinelli (con Ursus Del Lasco in testa alle classifiche dei vincitori) Giacomo Mancuso ebbe in Pierluigi Cima il suo primo cavaliere, che portò ad alto livello il piccolo e insanguiatissimo Quintino, nonché Rigoletto del Vergante, tanto per citare i due soggetti divenuti famosi.
Con l’avvocato Mancuso il feeling era scattato subito, appena l’avevo conosciuto e le nozioni e le spiegazioni circa la difficile arte dell’allevamento del cavallo erano piovute subito, una volta rotto il ghiaccio. Presto Giacomo Mancuso divenne, per quanto riguarda l’allevamento, l’esperto di riferimento della rivista Lo Sperone, dove ero redattore, allora l’unica in Italia che si occupasse di equitazione. Poi i rapporti da professionali divennero di grande amicizia, tanto che anni dopo, quando mandai in pensione la mia ultima cavalla , al termine della sua carriera di concorsi ippici, Giacomo si offrì di tenermela al prato a casa sua, sopra iil lago: un vero signore, come sempre.
Ci mancherà molto, ci mancheranno la sua passione e la sua arguzia, i suoi consigli e le sue battute, sempre divertenti e mai pesanti, la sua competenza. Non ce lo dimenticheremo.

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