E’ MANCATO ROBLEDO ROSSI

Data: 18 Settembre 2020

Guardando la foto si capisce, senza dover spiegare molto, chi sia stato Robledo Rossi, che è  mancato due giorni fa, mercoledì 16 settembre. Lui, nella foto, è il cavaliere a sinistra, gli altri sono, proseguendo verso destra, nientemeno che Raimondo D’Inzeo, Piero D’Inzeo e Graziano Mancinelli. La foto li ritrae al Csio di Dublino del 1976, Robledo Rossi è sul grigio Colahune, irlandese come molti dei cavalli da salto ostacoli di quell’epoca. Ossia quando non era ancora “esploso” l’allevamento olandese Kwpn, e nemmeno tanto quello dei sèlle-francais. I cavalli erano quasi tutti irlandesi o tedeschi, ma i primi si adattavano meglio alla tecnica equestre “caprilliana” (*) dei nostri celeberrimi campioni. Quella volta la squadra azzurra si piazzò al 4° posto, nel dicembre dello stesso anno lo stesso quartetto si piazzò 2° in Coppa delle Nazioni a Parigi.

Ora potremmo metterci a elencare tutti i principali successi e piazzamenti di Robledo Rossi, che dalla metà degli Anni ’70 del secolo scorso e per una decina d’anni fu uno dei principali cavalieri del salto ostacoli azzurro. Ma non lo faremo perché, a spiegare, a noi pare basti questa foto: il campione di origini bergamasche è in Nazionale a fianco ai tre più grandi, prestigiosi, leggendari campioni azzurri di tutti i tempi. Chi scrive può assicurare che all’epoca, per affiancarsi a loro in Nazionale o eri “un grande” o in squadra con loro non ci andavi.

Smessi i grandi concorsi Robledo Rossi continuò a sua attività di cavaliere, magari con cavalli che non erano della levatura di Colahune, ma coi quali faceva segnare vittorie e piazzamenti nel Nazionali Formula Tre (all’epoca il format più difficile). Comunque quando c’era in gara Robledo Rossi lui era uno degli uomini da battere.

Robledo è stato anche un apprezzato istruttore e i suoi allievi ne hanno sempre avuto nostalgia dopo che scese di sella  -cosa che dice molto anche del suo modo di insegnare, di trattare e di essere- anche dopo che un ictus gli rese la vita difficile. Era nato  1939,  dunque prossimo agli 82 anni, che avrebbe compiuto a novembre. Con lui l’equitazione italiana perde un altro protagonista della sua lunga e gloriosa storia, chi lo ha conosciuto perde un amico.

(*) Qualcuno potrebbe sostenere che Graziano Mancinelli non mostrava una tecnica caprilliana, ma avrebbe ragione solo a metà: benché in gara non lo mostrasse, il grandissimo campione milanese era di estrazione squisitamente caprilliana, essendosi formato alla scuola del colonnello Chiantia, alla Farnesina di Roma. A casa Mancinelli allenava i cavalli con tecnica prettamente caprilliana, poi in gara si concedeva…licenze stilistiche  assai personali. Prova ne è che quando Piero D’Inzeo gli passò il grigio The Rock, Mancinelli lo montò benissimo, interpretandolo senza difficoltà. Bibliografia: “Il Cavallo e l’uomo», di Luigi Gianoli, Edizioni Longanesi.

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