LA SCOMPARSA DI LORIS ABATE

Data: 03 Dicembre 2020

E’ venuto a mancare ieri a Milano, all’età di 92 anni uno dei più grandi imprenditori della moda e appassionato di cavalli, Loris Abate. Malato da questa estate, si è spento ieri pomeriggio tra le braccia dei famigliari. Nella sua lunga vita e nella sua sfolgorante vita professionale e lavorativa ha sempre saputo imporre una impronta di grande  personalità e caratura: creatore di gioielli per tradizione di famiglia -il padre era orafo in Sicilia-  fondatore Milano nel 1960 della griffe Mila Schon divenuta icona di stile italiano in tutto il mondo, ideatore e produttore di tessuti pregiati, tanto da essere chiamato perfino dallo Scià di Persia per realizzare le uniformi della sua Guardia (l’ultima volta Abate si ritrovò in mezzo al colpo di stato che abbatté Rheza Palhevi e scampò per miracolo). Tra le sue creazioni anche foulard e cravatte, come quelle dell’Inter di Moratti. Eletto nel 1985 presidente della Camera della Moda, seppe trasformare la scalinata di Trinità dei Monti, a Roma, nella “…passerella” del fashion made in Italy per serate in mondovisione…”. Andava fiero dei suoi negozi a Milano e Porto Cervo, questo in sinergia con Audemers Piguet, e nella sua showroom in via Montenapoleone a Milano, teneva appesa una gigantografia che lo ritraeva, già uomo maturo, in mezzo a una decina di ragazzi: Versace, Gigli, Ferrè e via dicendo.

Quando chi scrive andava nel centro ippico di Loris Abate, che incombeva gigantesco a soli due prati di distanza dal nostro, con l’enorme maneggio coperto, la serra e la splendida villa dove Loris abitava, potevo trovarci Uberto Lupinetti o Filippo Moyersoen che provavano qualche cavallo che Abate cresceva nella sua tenuta maremmana, il Baroncio, presso Vetulonia, Grosseto e che quando erano pronti per il lavoro trasferiva a Milano, per affidarli alla monta sapiente di questi fuoriclasse azzurri e del direttore tecnico dell’Elefantino, Daniele Dionisi.  Ne citiamo alcuni: Greenfield del Baroncio (Moyersoen), April Queen del Baroncio (Dionisi), Betsy del Baroncio (Gianluca Lupinetti). Celebri i concorsi ippici per giovani cavalli ial Baroncio, a due passi da Grosseto. Molto glamour le feste che Abate dava ogni sera a bordo piscina, a volte in jeans e piedi scalzi, altre elegantissimo in blazer blu.

Se invece entravo nella villa a bere il caffè che sua moglie Carla mi faceva preparare immancabilmente, ebbene lì a casa capitava spesso di incontrare attori e personaggi famosi. Una volta mi trovai davanti Franco Nero, che risultò subito molto simpatico e alla mano, parlava di cavalli da cavaliere. «Ah lei è un giornalista che scrive di cavalli -esordì- sa che io ho sempre voluto girare di persona le scene a cavallo dei miei film? Ho sempre rifiutato di essere sostituito dagli “stuntman”. E spesso mi sono anche procurato delle ammaccature! Mi piace molto andare a cavallo. Lei monta alla maniera western o tradizionale?».

A casa Abate, che fosse il maneggio o la la villa di Milano, oppure il Baroncio a Grosseto, ci potevi trovare Adriana Mulassano,  celebre “firma” della moda sul Corriere della Sera Anni ’80 e ’90 -un suo articolo decretava il successo di una collezione o stroncarla sul nascere- Beppe Grillo quando faceva ancora il comico, o l’attore e presentatore Corrado Tedeschi, nonché molti altri personaggi noti, non solo della moda e dello spettacolo ma anche dell’imprenditoria.

Abate si circondava di grandi personaggi perché pensava e agiva in grande. O forse erano loro che amavano frequentarlo, confrontarsi con lui, perché aveva sempre una visione lucida e acuta delle cose, quasi spietata, anche delle cose complicate. Soprattutto aveva una fortissima personalità e la sua impronta era inconfondibile in tutto quello cui metteva mano: che fosse una collezione di moda, con i colori chiari della raffinatezza e della Haute Couture, o il parco ostacoli del Baroncio, con pilieri e barriere riproducenti l’arte etrusca e la tradizione storica degli antichi -Vetulonia con il suo sito archeologico è lì a due passi-  fatti disegnare da Pietro Bascialla, per anni Art Director di una notissima casa editrice. Portati a Milano, per il concorso ippico internazionale che Abate organizzò all’Elefantino per molti anni, costuituivano, nel vastissimo campo ostacoli in erba, un banco di prova di caratura internazionale e per questo nel mese di aprile venivano a gareggiare i fuoriclasse di mezzo mondo, come il campione iridato Franke Sloothaak e l’oro olimpico di Pechino Eric Lamaze, o come Gilles Bertrand de Balanda, John Whitaker e molti altri. Tra gli azzurri più assidui Arioldi, Moyersoen, una giovane e già telentuosa Giulia Martinengo Marquet e via dicendo. All’Elefantino Loris Abate ospitò anche concorsi ippici nazionali, spesso in collaborazione con il Comitato regionale lombardo della Fise, per permetter ai cavalieri “coming-up” e ai più giovani di esercitare i propri cavalli in una struttura sportiva di alto livello. Ha sempre avuto un occhio di riguardo per i giovani.

Nel 1996 Abate venne eletto consigliere della Fise Nazionale, il suo sogno neanche tanto segreto era quello di ridare slancio all’equitazione italiana, in quegli anni senza risultati di rilievo. In particolare mi aveva confidato di pensare al Csio di Piazza di Siena, a un format nuovo per rilanciarlo. Lui che a Roma aveva saputo trasformare la scalinata di Trinità dei Monti nella “…passerella” del fashion made in Italy per serate in mondovisione…” avrebbe voluto portare la moda “made in Italy” a sfilare sul campo ostacoli, con celebri top-models a bordo di carrozze -di cui possedeva una collezione- guidate dai drivers più famosi come il pluricampione italiano Carlo Mascheroni, o Mattavelli e via dicendo, e attirare sullo storico concorso capitolino l’attenzione anche mediatica de mondo intero, non solo di quello equestre, allo scopo di procurare nuovi sponsor per nuovi investimenti. In questo anticipando di vent’anni e più almeno una parte del progetto visionario realizzato due anni or sono dal Coni di Malagò e di Diego Nepi.

Il grande imprenditoreMa dal Consiglio federale di allora Loris Abate diede presto le dimissioni: la gestione dell’epoca era assai autoreferenziale, arroccata su dogmi interni e probabilmente terrorizzata dalle novità, tesa più a difendere orticelli che a sviluppare progetti. Dopo di lui da quel Consiglio federale di dimisero in più d’uno, e la Federazione rischiò di cadere e di dover tornare alle elezioni. Forse da allora iniziò a serpeggiargli nell’animo una certa la disaffezione nei confronti delle istituzioni equestri, che progressivamente lo portò a staccarsi dalla politica federale. Nel 2011 decise di non organizzare più il Csi di Pioltello, l’Elefantino rimase un Club ippico essenzialmente privato. E anche al Baroncio rallentò l’attività dell’allevamento. Oggi la splendida tenuta maremmana è un agriturismo di lusso, assai gettonato, diretto dalla figlia Maria Sole, mentre l’Elefantino non è più “privato” ma ospita ben due Club ippici.

La mano di Loris Abate è sempre riconoscibile dappertutto: nella grandiosità della tenuta dove aveva scelto di vivere a due passi da Milano, nella meticolosa ristrutturazione dell’antica cascina intorno alla quale è sorto il maneggio: ciotoli, pietra, recinti, alberi. Pare di vederlo girare nei viali, a bordo della sua macchinina preferita, a controllare se tutto è a posto, se i cavalli stanno bene nei loro box, come per lanciarci un messaggio, un esempio. Non ti dimenticheremo Loris!

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