IPPICA E LACRIME DI COCCODRILLO

Data: 28 Agosto 2018

HippoGroup Capannelle ha tirato i remi in barca. Galoppo e trotto nello storico ippodromo romano (138 anni di vita, fu realizzato nel 1881) almeno per tutto settembre 2018 saranno assenti. Persa la finale del Derby di Trotto di quest’anno, è stato cancellato pure l’unico aggancio con il Nastro Azzurro 2018, la batteria dell’8 settembre.

Quando si rivedranno purosangue e sulky in pista a Via Appia lo sa il Padreterno, e forse il cassiere del Ministero delle Politiche Agricole (MIPAAF) coi cordoni della borsa ben serrati. Sul Campidoglio, proprietario di Capannelle, sono intanto iniziate le lamentazioni dell’assessore allo Sport Daniele Frongia: “Come già espresso in passato, l’Amministrazione capitolina sta facendo di tutto per garantire la normale attività dell’ippodromo”.

Ma quale passato ? Dal giugno 2016, da quando Virginia Raggi è divenuta la prima cittadina di Roma, per Capannelle è stato un calvario. Un “processo” continuo al contratto di locazione, al suo sempre meno improbabile rinnovo, al canone ridotto dalla passata Giunta, alla mancata autorizzazione a completare l’illuminazione delle piste. Alla faccia del tanto vituperato duo Alemanno-Cochi (ex-sindaco ed ex-responsabile Sport) che in pochi mesi fecero tornare a Roma il trotto (sfrattato da Tor di Valle) con una nuova pista a Capannelle, la neo-sindaca non ha trovato il tempo, in tre anni, per mettere piede nel più grande impianto sportivo di Roma Capitale (e in compenso, tanto per dimostrare lo sviscerato amore per i cavalli, nemmeno al fascinoso Concorso Ippico di Piazza di Siena o al mondano Global Tour dello Stadio dei Marmi).

Fongia ha pure stigmatizzato come “…l’incertezza riguardo le concrete volontà della HippoGroup ha già comportato la perdita dell’assegnazione del Derby…” di Trotto assegnato quest’anno a Napoli. Una perdita grave per Roma, secondo l’assessore.  Dal febbraio 2017, quando si è insediata la nuova Giunta comunale, a Via Appia si sono disputati ben tre Nastri Azzurri, due di galoppo e uno di trotto, ma alla loro premiazione non è intervenuto nessun alto rappresentante del Campidoglio. Un’assenza evidentemente ritenuta non “grave” per Raggi, Frongia e colleghi.

Il compianto Enzo Mei – che fu presidente di HippoGroup Capannelle, rimasto in carica dal 2001 al 2010, scomparso nel 2014 – riteneva che l’accordo fra Comune proprietario e società di gestione dell’ippodromo avrebbe dovuto prevedere un contratto se non a titolo gratuito almeno a cifra simbolica, stante il gravoso impegno del gestore a mantenere in piena attività (con continui indispensabili ammodernamenti) un impianto sportivo di tale vastità (oltre 150 ettari) e complessità (scuderie per 1000 cavalli più una decina di piste per corse e allenamenti).

Aveva ragione da vendere: Capannelle oltre che un parco è un “museo” a cielo aperto. Nei suoi box sono passati i più grandi galoppatori italiani di tutti i tempi, Nearco e Ribot compresi, e nella sala fantini i migliori jockey del mondo, da Pietro Gubellini a Enrico Camici, Lester Piggott e i Dettori padre e figlio. E il trotto non è da meno, con il Nastro Azzurro della sfortunata Unicka e i più dotati driver nazionali. E’ ancora in piedi la vecchia tribuna in cui re Umberto I seguiva le corse, arrivando a Capannelle dal Quirinale a cavallo. Ora ai tanti problemi di gestione se n’è aggiunto uno drammatico: la vicinanza del campo-rom La Barbuta, accampamento di 550 persone in cui pure le forze dell’ordine esitano ad entrare. Recentemente agli atti vandalici e alle ruberie si sono aggiunte le aggressioni. Chissà se anche queste faranno parte del pacchetto nella nuova concessione per Capannelle che il Campidoglio ha allo studio da mesi.

Agenzia H2O-Enrico Tonali

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